1986 - Una storia della scuola giovani - Centro Culturale Jacopo Lombardini


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1986 - Una storia della scuola giovani

Mi chiamo Sonia e ho 17 anni. Già da due anni frequento la scuola del Centro Lombardini per fare l’esame di terza media: infatti ho smesso di andare alla scuola obbligatoria a 14 anni. Non ne avevo più voglia.

Dirlo così sembra una cosa banale, ma la mia storia è un po’ più complicata. Fino a 12 anni ho abitato in un condominio con mia madre, mio padre e le mie due sorelle. Ad un certo punto mio padre se ne andò: ormai era diventata dura vivere con un uomo così, sia per mia madre che per noi figlie. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo: ma le preoccupazioni non erano finite. Avevamo lo sfratto e dovevamo abbandonare quella casa: dove andare? E’ una domanda che ci ponevamo fino a quando arrivò l’ufficiale giudiziario con due carabinieri per mandarci fuori definitivamente. Facemmo le valigie e andammo in comune, dove ci avevano promesso un alloggio sicuro. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e il Sindaco ci mandò a dormire in una pensione di quarta categoria, un posto dove ancora oggi c’è gente che è lì da tre anni.

Il giorno dopo però vennero a dirci che il comune non poteva pagare la pensione, d’altra parte mia madre non aveva certo i soldi per stare in albergo. Così, dopo aver conosciuto un’altra signora, anch’essa separata con una bambina, decidemmo di andare a piantare una tenda davanti al comune, mettendo degli striscioni e dei cartelli che facessero conoscere la nostra situazione e la nostra protesta. Per quindici giorni andò avanti con la tenda, raccoglievamo firme, ci furono anche articoli sui giornali, poi andammo ad occupare una casa abbandonata dal comune e che si trova in un parco.

Dopo quattro giorni arrivarono i vigili e ci portarono in un albergaccio pieno di topi e di traffici loschi. Ci passammo nove mesi finché finalmente, requisirono un appartamento in una vecchia casa del centro. Eravamo tutti molto contenti, tanto che cominciai a frequentare regolarmente la scuola e forse avrei anche potuto finirla, ma da come i professori mi giudicavano sarebbe stato un miracolo prendere la terza media. E soprattutto avrei continuato ad andare a scuola senza capirci niente. Così ho mollato, ma non mi sono pentita, perché qualche tempo dopo sono arrivata al Lombardini.

Qui tutto è diverso, oltre alle cose scolastiche ci insegnano cose interessanti che ci servono per la vita, insomma più che all’esame ci preparano alla vita. Quindi per concludere, in tutte le mie disavventure c’è stato anche il lato buono. C’è sempre qualcosa da imparare e io penso di avere abbastanza pazienza per farlo.

Sonia


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