1981 – Oltre 1/3 della popolazione è sotto i 20 anni - Centro Culturale Jacopo Lombardini


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1981 – Oltre 1/3 della popolazione è sotto i 20 anni

Il secondo ‘biennio’ per ragazzi dai 15 ai 18 anni

Nel 1981 è iniziato il secondo ‘biennio’ della scuola che accoglie i ragazzi dai 15 ai 18 anni, con una ventina di iscritti e si è concluso il precedente portando 15 allievi agli esami di licenza nella scuola pubblica, da tutti felicemente superati. Ma ci sono giovani anche nella scuola ‘adulti’, cioè per quelli oltre i 18, che dura un solo anno; dunque il nostro impatto con questa realtà non è occasionale, anche se va detto subito che gli allievi che si iscrivono al Lombardini sono, in gran parte, gente che lavora almeno parzialmente, anche se se spesso (per quelli sotto i vent’anni) senza avere i libri a posto. Sta di fatto che verso la scuola ‘giovani’ si è rivolto quest’anno sia l’interesse di molti nuovi collaboratori sia il grosso dell’impegno: in termini di riunioni insegnanti, di inventiva, di discussioni sui metodi e sui contenuti. Certo sul problema dell’occupazione non riusciamo a fare niente e anche l’aggregazione di questi giovani resta prevalentemente legata al periodo di frequenza: allora ha senso questa specie di accanimento, che fra l’altro costa piuttosto fatica, visto che dopo tutto siamo poco più che una goccia nel deserto?

La nostra risposta è positiva. Il problema dei giovani è cruciale. A Cinisello oltre un terzo della popolazione è sotto i vent’anni. Da due anni l’amministrazione si è proposta una serie di iniziative per loro ma il decollo è faticoso. I punti fondamentali di incontro per i giovani restano la strada e il bar. Meglio la strada, tutto sommato, specie se nel bar si vende droga. Della scuola si è detto come aumenti la selezione: forse non è più rigidamente selezione di classe, ma è indubbio che la scuola pubblica continua ad espellere chi disturba, chi non sa stare con gli altri.

Sono questi molti dei ragazzi che approdano da noi. Generalmente figli di immigrati, rampolli di famiglie numerose, un po’ asociali, ma qualche volta simpaticissimi; la gran parte con lavori precari, alcuni sfruttati per benino dal carrozziere di turno, altri che si fanno vari chilometri per raggiungere il cantiere e quando arrivano a scuola cascano, giustamente, dal sonno. Dalla scuola regolare sono usciti più che altro frastornati: hanno imparato poche nozioni e nessun comportamento sociale; negli ambienti che frequentano spesso i ruoli che emergono sono quelli del ‘duro’ o del ‘furbo’, mentre i mezzi di comunicazione di massa danno loro essenzialmente un messaggio di consumo.

“Che cosa ti aspettavi venendo nella nostra scuola?” – abbiamo chiesto a qualcuno di quelli che hanno finito quest’anno – “Niente”, è la risposta pronta, insieme a una risata. Ma poi si scopre che venivano volentieri, che si parlava di un sacco di cose e “quando andavo a casa la testa mi fumava”. E che il secondo anno è stato meglio del primo, che Agape è un gran bel posto, ecc.
Tutti gli allievi giovani hanno in realtà un bisogno chiaro e oggettivo: “prendere la terza media” per affrontare il mondo del lavoro anziché dall’ultimo gradino, dal penultimo.
Molti di loro hanno un altro bisogno meno chiaro e oggettivo: di sapere che al mondo non esistono soltanto rapporti di forza ma anche di amore; che tra il bianco e il nero esistono decine di sfumature che vale la pena di discutere; che il modo con il quale hanno vissuto finora in mezzo agli altri non è l’unico.

Qualche opinione degli allievi adulti

Quanto alla scuola per gli adulti, che anche quest’anno ha consentito a 36 persone di conseguire la terza media, ci pare interessante, per una volta, dare qui direttamente la parola ad alcuni di loro. Dalle frasi che abbiamo estratto da alcuni temo fatti all’inizio di ottobre emerge la ricchezza umana dell’incontro che si verifica nella scuola, fra di loro e fra loro e gli insegnanti e, in modo crescente, anche il desiderio di frequentare la scuola per qualcosa di più che il conseguimento della terza media.

“Da questa scuola mi aspetto soprattutto un aiuto in senso morale, per riuscire ad aprire un poco le mie conoscenze verso le persone e la città, con i loro problemi, perché ho paura che restando sempre tra le mura di casa, la mente di una persona si atrofizzi e dopo non riesca più a riprendere il tempo che ha perduto”. (Brunetta, 34 anni)

“Anche se ero scettico all’inizio, quando mi iscrissi, adesso la scuola mi piace. Sono contento di essermi iscritto a questo Lombardini, in questa serenità di insegnamento scolastico che ha anche uno scopo sociale e umano. La scuola: questa stupenda e faticosa esperienza, che piace quando occorre e dispiace quando non si ha più”. (Antonio, 32 anni).

“Sono nato in provincia di Rovigo e attualmente faccio l’operaio a Sesto. La vita in paese era più modesta perché mancavano tutte le comodità che abbiamo qui in Lombardia. Quando avevo 12 anni andavo in campagna con mia madre che lavorava a giornata nei campi di qualche proprietario terriero. Mio padre lavorava in una fornace che poi chiuse, lasciandolo, come molti altri, senza lavoro … Ora ho un lavoro che mi piace abbastanza, ma lamento la mancanza di verde e dell’aria buona di campagna … I motivi per cui ho ripreso la scuola sono: primo di impegnare le serate in qualcosa di costruttivo, secondo per saperne di più visto che c’è sempre da imparare”. (Sauro, 29 anni)

“Dopo un anno e mezzo di matrimonio, ho avuto il primo figlio e ho dovuto lasciare il lavoro … Ora di figli ne ho tre e mi sono completamente fossilizzata a fare la casalinga … Così l’unico svago per me è questa scuola serale che mi permette di dimenticare i miei problemi quotidiani, con la speranza che possa essermi utile in avvenire …” (Maria, 32 anni

“Sono nato in provincia di Enna, mio padre fa il muratore, mia mamma è a casa. A quindici anni la mia vita è cambiata, ho sospeso gli studi perché la mia famiglia aveva bisogno e lo ritenevo anche giusto. Mi sono avviato alla stazione di Catania e ho affrontato questo lungo viaggio ritrovandomi in questa città che si chiama Milano. Mi aspettavano i miei fratelli che mi hanno portato a Cinisello dove vivo anche ora. Per me i primi tempi sono stati duri perché mi ritrovavo in un ambiente molto diverso e avevo molta nostalgia … Dopo ho iniziato a lavorare e ho cominciato ad avere degli amici … Lavoro per una ditta che fa serramenti di alluminio, è un lavoro che mi impegna molto, ma mi trovo bene. La mia giornata è monotona, inizia con il lavoro e la sera quando arrivo a casa sono bel che stufo. Adesso mi sono iscritto a questa scuola per avere un contatto con gente che non conosco, così per imparare qualcosa di nuovo e di costruttivo …” (Roberto, 22 anni)

“Sono nata vicino a Foggia, ho conosciuto mio marito a 15 anni e l’ho sposato a 17, ho avuto due meravigliosi bambini … Oggi a 28 anni, forse per mancanza di maturità, mi ritrovo sola con loro e un matrimonio fallito. Desidero fare l’infermiera, ma per mancanza di scuola devo rimandare. Quando ero ragazzina decideva mia madre, quando mi sono sposata decideva mio marito, per cui le mie idee non sono mai valse anche se mi imponevo. Ho deciso di venire a scuola per la licenza, ma frequentando noto di apprendere molto, poi ho fatto conoscenza con altri e questo mi permette di esprimermi su ciò che ritengo giusto o sbagliato, e questo è molto importante perché mi sblocca …” (Lucia, 28 anni)

“Sono nata nel ’33. Mia madre dopo aver messo al mondo un altro figlio è morta di tubercolosi … Mio padre si è risposato e noi siamo finiti in collegio, sono stata spedita un po’ dappertutto come un pacco postale; tutti mi volevano insegnare la buona educazione senza un briciolo di affetto né una parola buona che ne avevo tanto desiderio … Adesso sono sposata con un figlio e spero solo che Iddio ci conceda di vivere ancora parecchi anni per poter crescere il figlio fino a quando saprà arrangiarsi … Ora fa la terza media e mi rendo conto che non sono più in grado di seguirlo negli studi. Così ho deciso di studiare anch’io” (Maddalena, 48 anni)



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