1973 – 1974 Le 150 ore
Il fatto più importante che ha influenzato quest’anno l’attività del nostro “gruppo scuola” è stata la realizzazione delle cosiddette 150 ore: l’esercizio del diritto, ottenuto prima dai metalmeccanici poi da altre categorie, di poter dedicare 150 ore lavorative pagate, alla propria formazione culturale, ivi compreso, in prima linea, il conseguimento della licenza media. Non c’è dubbio che questo “fatto nuovo” costituisca una svolta assai importante nell’intera problematica dell’istruzione per adulti: esso crea un rapporto prima impensabile tra lavoro e studio, permette una libera sperimentazione didattica e una libera costruzione dei programmi, porta i lavoratori nella scuola in un ruolo attivo e non subordinato a un’istruzione ormai logora e stanca.
La cosa ci interessa direttamente da vari punti di vista e perciò ci siamo “buttati” in questa attività, confortati dal fatto che altri evangelici in altre regioni d’Italia stavano dando un contributo di prim’ordine a questa battaglia.
Se nell’area milanese il programma delle “150 ore” si è avviato a rilento, e non senza incertezze e contraddizioni, questo fatto non ha impedito a qualche membro del nostro gruppo di diventare insegnante delle “150 ore” a Cinisello, e ad uno di partecipare alla elaborazione dei programmi a livello regionale: abbiamo così potuto dare il piccolo contributo della nostra esperienza a un lavoro più ampio, e restare in contatto diretto con un movimento ricco di indicazioni e di stimoli utili.
Naturalmente l’emergere delle “150 ore” pone il problema della validità delle “scuole popolari”, come la nostra, che fino ad oggi coprivano un vuoto gravissimo, ed ora si trovano invece ad operare a fianco di un’altra seria iniziativa di istruzione popolare, a cui sarebbe assurdo “fare la concorrenza”.
Per ora il reclutamento dei nostri allievi non ha risentito dell’esistenza delle 150 ore: forse perché molte categorie ne sono ancora escluse, forse anche perché tuttora il 76% degli italiani è sprovvisto della licenza media, e nei settori popolari la percentuale degli adolescenti che abbandonano la scuola senza aver conseguito la licenza raggiunge il 30%.
Per essere più precisi bisognerebbe però dire che la nostra scuola non ha risentito dal punto di vista numerico: invece dal punto di vista qualitativo le cose sono sensibilmente mutate: ormai i nostri “allievi” si dividono in due categorie ben distinte:
- Gli adulti (22-40 anni)che non hanno accesso alle 150 ore, e che hanno bisogno di ottenere la licenza: da parte loro è forte la pressione per ottenerla in un solo anno (le 150 ore la rendono accessibile in poco più di un semestre), sia pure con un’ampia disponibilità allo studio e alla compartecipazione responsabile.
- I ragazzi “terribili” emarginati dalla scuola diurna: sempre di più bussano alla nostra porta giovani tra i 15 e i 18 anni, che dopo la bocciatura sono andati a lavorare, hanno normalmente rapporti difficili con i genitori, non sono alieni dal lottare … contro la proprietà privata (preferibilmente di sera e in forma assai privata), ma sono altresì ricchi di una incredibile umanità e comunicativa (anche fisica: gridano sempre).
Essi vengono alla ricerca di una licenza media, ma anche soprattutto di un ambiente, di amicizie, di comunità in fondo.
Tutti questi fenomeni erano già presenti durante gli anni scorsi, ma quest’anno si sono caratterizzati in modo molto più marcato. Ci hanno dunque obbligati ad adeguare le nostre strutture alla realtà. Ciò ha comportato una specializzazione delle due classi in cui si divide la nostra scuola:
- Nella prima vengono iscritti senza pietà tutti gli adolescenti, anche se dicono “ho già fatto la seconda media!”. Il programma che viene preparato appositamente per loro, è un programma di aggancio, e di formazione preliminare: molti film, cicli su argomenti di attualità, discussioni e sensibilizzazione.
Cerchiamo di dedicare il più tempo possibile al contatto personale con questi allievi, che hanno spesso una vita profondamente travagliata, e un grande bisogno di amore (magari espresso in aggressività verso i compagni, le porte, i tavoli, le finestre). Perciò abbiamo chiesto agli insegnanti che hanno più tempo libero di concentrarsi sulla “prima” per seguirla a tutti i livelli
- Nella seconda oltre ai … sopravvissuti della prima, inseriamo gli adulti che hanno bisogno di concludere lo studio in un anno. Qui il programma è più serrato, e mira a una formazione limitata ma in un certo modo completa: devono arrivare all’esame con un panorama significativo in mente, che comprenda certi aspetti delle scienze e della storia del mondo moderno, un minimo di linguaggio matematico e un massimo di capacità d’espressione (soprattutto scritta). Qui concentriamo, come insegnanti, i “veterani” del Lombardini e un buon numero di ex allievi.
Questa nuova articolazione della scuola comporta un attento coordinamento, molto lavoro organizzativo, e una buona dose di inventiva: abbiamo perciò chiesto ad alcuni studenti universitari di dedicare metà del loro tempo all’organizzazione della scuola (soprattutto della prima), ricevendo un modesto rimborso spese.
La decisione avrà qualche riflesso sul nostro bilancio dell’anno prossimo, ma ci è sembrata necessaria, almeno nella fase attuale. Il nostro “corpo insegnante” volontario ha infatti subito sensibili cambiamenti: mentre pochi lasciano definitivamente il “Lombardini”, molti desiderano continuare a dare una certa collaborazione (cicli di lezioni, preparazione dispense ciclostilate, conferenze, imbiancature) alla scuola, ma sono molto assorbiti dal lavoro professionale, oppure desiderano impegnarsi di più in Cinisello: nel quartiere, nella vita sindacale, nella testimonianza cristiana. Questo insieme di fatti ha portato un considerevole ringiovanimento del "gruppo scuola”: mentre i “fondatori", tutt’ora solidali con l’opera, sono ormai in media tra i 35 e i 40 anni, il gruppo di coloro che “tirano” il lavoro, fanno proposte nuove, sperimentano, discutono e ricercano ha un’età media intorno ai 25 anni. Ma non è certo il caso di lamentarsi di questo ringiovanimento!
Se dovessimo giudicare l’andamento della scuola dal risultato degli esami dovremmo concludere in modo nettamente positivo: a giugno abbiamo presentato 31 candidati all’esame di licenza (la media degli anni scorsi oscillava tra i 18 e i 26). Quasi tutti hanno sostenuto l’esame con fermezza e serietà, dimostrando la capacità di inserire i temi di attualità in un contesto generale chiaro.
19 hanno riportato la qualifica do “ottimo”, e 12 quella di “distinto”.
In realtà, solo un’attenta vigilanza ed un costante equilibrio di inventiva e di disciplina ci permetteranno di consolidare i risultati della scuola, ed in particolare impedire che l’inevitabile progresso organizzativo si risolva in una centralizzazione che sarebbe la negazione dello spirito della nostra iniziativa.