2003 - 35 anni di attività̀ a Cinisello Balsamo

Il «Jacopo Lombardini» una memoria da vivere

L’ELABORAZIONE del lutto per la cessione degli ospedali Ciov ha avuto, nelle chiese e nelle assemblee, uno spazio adeguato. Molta minore attenzione, se non il silenzio, ha invece accompagnato la conclusione di una delle più belle esperienze di diaconia e di impegno di questi ultimi decenni, quella del Centro «Jacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo e della «comune» che ne è stata l’anima e il cuore organizzativo dal 1968 agli Anni 90. Poiché, insieme a Roberta e Davide, ho trascorso al Lombardini tredici anni di vita ricca, faticosa e intensa, ho chiesto al nostro settimanale di ospitare un piccolo ricordo del Centro: sono alcune pagine della Relazione annua, scritta in occasione dei vent’anni di attività, che trovate in questa pagina.

Personalmente ho elaborato il mio lutto recandomi nelle scorse settimane a Cinisello, per ricuperare il ricco archivio del «Lombardini». Tra la polvere e gli schedari, tra la commozione nel rileggere lettere o schede degli alunni, volantini per i dibattiti e verbali delle assemblee, e qualche arrabbiatura perché negli ultimi anni non è stata mantenuta l’attenzione e l’ordine che vigevano fino ai nostri tempi, ho caricato tutto sull’auto e ho consegnato la preziosa memoria all’Archivio della Tavola valdese presso il Centro culturale di Torre Pellice, dove auspico che arrivi qualche giovane studente a consultarlo, in vista di una tesi che potrebbe ricostruire, anche con interviste ai protagonisti, una esperienza decisamente unica in Italia e forse in Europa di vita in comune, di scuola, di testimonianza, di impegno politico.

«Diaconia leggera» la chiamavamo, non perché il lavoro fosse poco e da farsi nei ritagli di tempo, ma perché basata sulle persone e poco sulle strutture, sull’autofinanziamento e non sulla dipendenza dagli enti pubblici, sul convincimento e l’impegno personale e non su dei dipendenti retribuiti: un’opera senza direttore e per lunghi periodi senza pastore, gestita da due assemblee, una della comune, l’altra, più larga, di tutti i collaboratori del Centro, che ha saputo stabilire rapporti con centinaia di cittadini di Cinisello, che ha promosso la loro crescita culturale con la scuola e con moltissimi dibattiti, che ha fatto studi biblici, culti, che ha testimoniato l’Evangelo con la parola, con l’accoglienza, con la solidarietà, che ha provato a vivere fino in fondo, nella vita quotidiana, la relazione e il confronto fra persone diverse per il lavoro, la classe sociale, la cultura, la religione, la razza... Proprio perché fondamentalmente basata sulle persone, la diaconia leggera va avanti finché ci sono le persone adatte.

Nel caso del Lombardini poi, per come era congegnato, la comune del 4° piano era decisiva, e bene lo sanno tutti quelli che sono venuti una volta a via Monte Grappa. Da un po’ di anni il meccanismo della comune non ha funzionato più, e nonostante generosi tentativi di rivitalizzare il Lombardini, si è preso atto che occorreva una decisione drastica. Oggi il Centro Lombardini, con la cura delle chiese milanesi, si è ridotto ai locali della ex scuola, dove si tengono culti e studi biblici. Gli alloggi del quarto piano e gli altri già occupati da membri della comune sono affittati o messi in vendita: il ricavato per la Tavola valdese non sarà indifferente, assai più consistente dell’investimento iniziale: qui non ci sono deficit miliardari, ma anzi un bell’attivo, il che conferma l’intelligenza dell’operazione iniziale. Niente costruzioni, niente dipendenti: solo volontariato. Per 35 anni si è lavorato, si è seminato, si è anche raccolto moltissimo sul piano delle relazioni con le persone. Quando non ci sono più le forze per andare avanti, in quel luogo e in quel modo, si chiude, senza drammi e senza troppi lutti (qualcuno sì, per i tanti che ci hanno vissuto e collaborato), sapendo che siamo servi inutili e che il Signore, che ci ha consentito di fare il Lombardini, non manca di indicarci dove e come spenderci. È sufficiente ascoltare la sua Parola, guardare negli occhi il nostro prossimo e avere un po’ di entusiasmo e fantasia: dall’ultimo Sinodo abbiamo ricevuto tanti stimoli e anche dei testi da discutere sul futuro delle nostre chiese e della nostra diaconia. Non limitiamoci a parlarne, ma cerchiamo di viverla: come singoli, come nuclei familiari, come assemblee di chiesa. Ci sono tante cose da fare, non troppo pesanti per le nostre spalle. Questa è la memoria da salvare, del Lombardini. Per l’archivio, ci abbiamo già pensato.

Marco Rostan